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lunedì, maggio 04, 2015

Se io fossi Pippo Inzaghi

Se io fossi Pippo Inzaghi mi sarei già dimesso da allenatore del Milan!

Certo, il vero Pippo Inzaghi è legatissimo ai colori del club meneghino, forse addirittura ne è innamorato, si sente come a casa sua o ancora meglio si sente come un bimbo a Disneyland, è il luogo dei sogni che lo cullano da circa 15 anni a questa parte, si sente parte di qualcosa di grande, però ad un certo punto bisogna guardare in faccia la realtà, capire chi si è e cosa si può fare, badare ad altri orizzonti.

Mi spiego meglio.

Pippo Inzaghi probabilmente è stato un buon allenatore delle formazioni giovanili (Allievi e Primavera), dico probabilmente perché non l'ho mai seguito in quella sua parte di inizio carriera, ma fare un balzo così grande, dovendo non solo allenare giocatori grandi di età, ma grandi anche in quanto a curriculum, con l'obbligo perlomeno morale di riportare in alto il Milan, non è cosa da tutti, e lui non ha né l'età, né l'esperienza dunque, e forse neanche il carattere, per farcela.
Penso che un ex mediano abituato a caricarsi sulle spalle i problemi della squadra, stile Conte o Gattuso (indipendentemente dal successo o insuccesso delle loro carriere da tecnici), sia più portato nel gestire un gruppo di "prime donne", di "mocciosi viziati", di "milionari svogliati", ecc., rispetto ad una prima punta abituata a farsi rifornire lavorando, per il resto, poco.
C'è proprio una differente visione del calcio e della vita, secondo me.

A parte ciò, Inzaghi, vedendo l'andazzo e i problemi della squadra, non doveva insistere badando al cuore, ma andarsene badando invece, come detto prima, alla realtà.
Rimanendo sulla panchina del Milan cosa ha dimostrato? Di compiere grandi scelte, di aver trovato un trucco per tornare a vincere o per ridare grinta a certi giocatori e classe ad altri? No! Ha soltanto dimostrato immaturità, voglia di rimanere attaccato alla panchina e paura di non trovare altri ingaggi simili. Certo, mi si può anche dire che invece si sia dimostrato maturo per non aver abbandonato la nave che stava affondando, ma la maturità consiste anche nel conoscere le proprie potenzialità e difetti, e se viene criticato dai suoi stessi tifosi per essere più un aziendalista che un tecnico di carattere che fa magari scelte impopolari rischiando non solo dal punto di vista dei risultati, allora vuol dire che ciò penso non è poi così sbagliato.

Ovviamente anche la dirigenza rossonera con Berlusconi e Galliani in primis sbagliano a tenerlo ancora lì, ma loro non lo fanno per cuore o perché ci credono, piuttosto per rispamiare, dovendo già pagare l'ex Seedorf.
Finché il Milan avrà paura di spendere e finché non ci sarà coraggio e pazienza (ma questa la si deve avere solo quando si sa che si è fatta una scelta giusta, non certo in questo caso dove una panchina bollente è stata affidata ad un giovane allenatore senza esperienza nella massima serie), il Milan non rinascerà.

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